Giovani informatori, una terra di mezzo tra il regime e gli oppositori

06.03.2017

Giovani ufficiali italiani


Silvio Cattini - Storia di una giovane spia

Silvio Cattini

Una ulteriore interessante condizione di un membro della gioventù, Silvio Cattini particpò alla vita politica dei due schieramenti opposti.

Storia di Silvio Cattini

Nasce a Soliera il 30 maggio 1912 da Leandro Cattini ed Emilia Ganzerli. Si avvicina al Partito comunista nel 1932 tramite Amilcare Arletti. L'anno successivo entra nella rete carpigiana sviluppando contatti con vari membri del partito. Dopo il suo ritorno dal servizio militare nel 1936 riprende una discreta attività politica, difatti viene arrestato il 10 novembre 1936 assieme a una cinquantina di suoi compagni nel corso di una retata che intende bloccare la riorganizzazione del partito nella zona. Viene quindi interrogato, inizialmente nega di avere a che fare con il partito comunista, tuttavia è costretto ad ammettere la verità a causa di contestazioni fatta sulla base di informazioni fornita da un gruppo di informatori della polizia infiltrati all'interno del gruppo comunista modenese. A quel punto si dichiara pentito:

"Confesso quello che mi si addebita ma l'ho fatto per gioventù e perché mi si trascinò profittando della mia inesperienza. Sono sinceramente pentito e prometto che a fine pena non mi occuperò più di politica".

Anche se non è chiaro se offrì in quel momento la sua disponibilità, decise di rendersi disponibile a svolgere il compito di informatore per la polizia. Il 14 gennaio 1937 è inviato al confino per tre anni a Polistena (nei pressi di Reggio Calabria) e da questo momento è seguito dall'ispettore dell'OVRA D'Andrea. La testimonianza di ciò è fornita da numerose corrispondenze tra l'ispettore e i suoi colleghi; ad esempio, l'11 marzo 1937 D'Andrea si esprime dicendo che non riteneva opportuno un trasferimento di Cattini (alla Colonia di Ponza) dato che questo spostamento avrebbe destato sospetti negli spiati, e inoltre lì operava un'altra spia (tale Fabretti). Viene invece trasferito a Ventotene (nei pressi di Latina) dove giunge il 9 aprile. In tale periodo si espresse così D'Andrea:

"Ai fini, però, di indirizzare al meglio l'opera del Cattini (cui fino ad allora erano state fornite istruzioni dettagliate solo rispetto a Ponza) e di ravvivare, altresì, il suo proposito di rendersi utile ai nostri fini, sarebbe necessario che egli avesse un colloquio con uno dei dipendenti del mio organismo a lui già noto".

Pare che Silvio riuscì a svolgere efficacemente il suo ruolo, infatti la direzione della colonia, ignorando il suo ruolo di informatore lo descrive come un convinto comunista. Nello stesso periodo corrisponde con D'Andrea facendo finta di scrivere allo zio Talamoni Luigi di Bologna. La corrispondenza avviene tramite lettere scritte in inchiostro simpatico ed è grazie a queste che la spia passa le informazioni. Una di queste lettere viene anche intercettata e D'Andrea deve intervenire sulle procedure formali in modo di tutelare il suo informatore. Dopo essere stato trasferito alle isole Tremiti, viene prosciolto dal confino nel 1939. Il motivo ufficiale sono le peggiorate condizioni di salute, ma in realtà D'Andrea ha un altro motivo. Ritiene infatti che Cattini abbia esaurito i suoi compiti nei luoghi di confino e tornando a Modena potrebbe essere più utile dato che iniziano a presentarsi i segnali di una ripresa del partito comunista. Al suo ritorno a Soliera viene immediatamente contattato dall'OVRA, tuttavia da quel momento non si hanno più notizie di lui. Presumibilmente dopo essere stato convocato a prestare servizio, militare nel 28 aprile 1942, è stato catturato, in quanto nel dopo guerra risulta presente nel comitato provvisorio provinciale reduci dalla prigionia. Dopo la fine della guerra rientra nelle fila del partito comunista, ma dopo la scoperta del suo passato come spia viene allontanato nel 1949.

Osservazioni suula figura di Silvio Cattini

Silvio Cattini rappresenta una parte della gioventù che si trovò a dover scegliere, cambiare idea, dopo essere stata posta di fronte al duro fatto che la partecipazione politica contraria a un regime dittatoriale poteva costringere a rinunciare a battersi per un'ideologia in cui si credeva. Come altri giovani si espose per le sue ideologie antifasciste e non si sa cosa gli fece prendere la decisione di diventare informatore della polizia, forse per proteggere la propria persona o la propria famiglia. Di conseguenza, non risulta la figura di un giovane che si adoperò concretamente contro coloro con cui si era precedentemente battuto, ma rappresenta invece una parte della gioventù che magari, pur non essendo d'accordo con il regime, non riuscì a trovare abbastanza coraggio o convinzione per portare avanti una condotta certamente più rischiosa.

Fatti generali

OVRA

La sigla ha il significato di: "opera vigilanza repressione antifascismo". Coniata dallo stesso capo del governo, mai usata in atti ufficiali, indicava il complesso dei servizî segreti di polizia politica durante il regime fascista. Nel 1926 Mussolini volle costituire uno speciale organismo che raccogliesse tutti i servizi di polizia politica, con una competenza territoriale più vasta e con poteri più ampi di quelli delle questure. L'OVRA era infatti composta di ispettorati generali di pubblica sicurezza, competenti in altrettante zone; essi furono istituiti in epoche successive col sorgere e col crescere delle necessità, fino a raggiungere il numero di undici e a estendersi su tutto il territorio nazionale. Era composta di funzionari e di agenti normalmente liberi di aderire o meno allo speciale servizio, gli ispettorati avevano il compito specifico di prevenzione e di repressione dei reati politici e dell'attività antifascista, qualificata come "antinazionale". Indipendenti da tutte le autorità locali, si valevano, per svolgere la loro attività, di una vastissima rete di informatori che erano reclutati nelle più varie categorie sociali e prestavano la loro opera nei più diversi ambienti; scelti dai dirigenti locali, gli informatori non avevano alcun formale rapporto di impiego con l'amministrazione di pubblica sicurezza e venivano retribuiti con i fondi segreti posti a disposizione del capo della polizia.

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