Gioventù nell'antifascismo

26.02.2017

Foto di un gruppo di giovani anarchici modenesi


Rivoluzio Gilioli - Storia di un giovane anarchico

Rivoluzio Gilioli

Questo giovane fu un'importante figura sia nel panorama modenese che in quello europeo. Durante la sua permanenza in Francia riuscì a tessere una grande rete di contatti con altri personaggi del panorama anarchico.

La storia di Rivoluzio Gilioli

Nasce a Rovereto sulla Secchia, frazione di Novi di Modena, il 23 giugno 1903, figlio di Onofrio Gilioli e Maria Pellicciari. Nei primi anni del Novecento il padre partecipò a parecchie delle numerose lotte che caratterizzarono il territorio modenese, emerse quindi come uno dei più attivi membri del movimento anarchico diventando così un modello per il giovane Rivoluzio che fin dalla gioventù si impegno a sua volta per il gruppo politico. Dopo aver intrapreso degli studi di natura tecnica a Carpi si trasferisce a Modena entrando in contatto con altri giovani che aderivano al movimento. Nel 1919, a soli 16 anni, diventa segretario dei Gruppi giovanili comunisti-anarchici ed è assunto come contabile alla Camera del lavoro sindacalista. Come segretario dell'organizzazione svolge un'intensa attività promuovendo conferenze e incontri nelle varie località della provincia contribuendo all'inaspettata affermazione sia del movimento giovanile che della Federazione comunista-anarchica. Partecipa al congresso costitutivo dell'Unione giovanile rivoluzionaria italiana che si svolge a Parma nel dicembre 1919; in tale occasione nonostante la giovane età si distingue fra i partecipanti. Viene infatti citato da di Domenicis, cronista del convegno, sul giornale "Gioventù rossa" dell'11 gennaio 1920:

"V'è poi Rivoluzio Gilioli di Modena, il più giovane del convegno - sedicenne! - è piccino, tutto intelligenza e buon senso. è appassionatissimo del movimento giovanile e attivissimo".

Tra gli organizzatori del furto delle mitragliatrici ai danni della caserma di Modena spunta anche il suo nome; questa azione fu messa in atto in risposta all'eccidio di Piazza Grande compiuto da carabinieri e guardia regia il 7 aprile 1920. In poche settimane la polizia riesce a risalire alle identità dei ladri, questi vengono arrestati e successivamente subiscono il processo, Rivoluzio riesce invece a sfuggire alla cattura in compagnia di Egisto Colli (un altro anarchico modenese) e in compagnia di costui si nasconde presso dei compagni bolognesi. Dopo alcuni tentativi di fare ritorno a Modena i due giovani decidono di espatriare in Francia passando la frontiera in modo clandestino per recarsi da Parigi al Nord del paese. Rivoluzio trova lavoro nel cantiere edile a Lens nel dipartimento del passo di Calais, luogo in piena ricostruzione, successivamente viene assunto come contabile presso alcune locande. Nel 1921 è raggiunto dal padre Onofrio e successivamente da tutta la famiglia che successivamente si traferisce a Fontenay-sous-Bois presso Parigi. Rivoluzio fugge invece in Belgio assieme alla donna di cui si è innamorato (anche se costei è già sposata), raggiungono più tardi Parigi dove una volta ottenuto il divorzio di lei si sposano. Le prime testimonianze della partecipazione politica di Rivoluzio in Francia risalgono al 1924 ad alcune manifestazioni a favore di due anarchici condannati per omicidio. Successivamente prende parte alle agitazioni promosse in Francia per impedire la condanna a morte di Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, la cui esecuzione avviene comunque nel 1927. Nel 1928 viene assunto come capo-cantiere per dirigere i lavori di costruzione di un tratto della ferrovia che congiungeva Parigi a Barcellona. in questo periodo viene a contatto con numerosi spagnoli fuoriusciti, impara la loro lingua ed entra in contatto con i problemi sociali della penisola Iberica. A testimonianza di ciò vi è un articolo pubblicato sul giornale dell'USI in esilio dove riflette sulla possibilità rivoluzionarie in Italia. Tornato a Parigi riprende in pieno l'attività politica, partecipando a numerose manifestazioni, durante le quali prende spesso la parola, facendosi così notare dalla polizia. Negli anni 1932/1933 si dedica alla promozione di alcuni giornali anarchici, deve però abbandonarne la redazione di questi per paura di essere espulso dalla Francia che in quel momento iniziava ad adottare un atteggiamento restrittivo nei confronti dell'accoglienza degli immigrati. Tuttavia Rivoluzio continua a partecipare a manifestazioni come quella dello sciopero generale antifascista del 12 febbraio 1934. Nel 1935 viene espulso dalla Francia, ma grazie all'aiuto di alcuni influenti suoi "compagni di fede" francesi riesce a ottenere una sospensione del decreto. Riprende quindi a partecipare a varie manifestazioni tra cui una in cui assume un ruolo di vero protagonista. Nel 1935 è tra gli organizzatori del Convegno d'intesa degli anarchici emigrati in Europa dove collabora alla stesura di una delle relazioni principali. Nel periodo della sollevazione francese richiesta in Spagna (1936) Rivoluzio viene assunto per condurre i lavori di ricostruzione di un porto nel Nord della Francia e a malincuore vi si reca ripromettendosi di dare supporto ai volontari spagnoli. Nel novembre di quell'anno decide di unirsi ai tanti compagni che già stanno partecipando alla rivoluzione spagnola, arrivando il 5 dicembre a Barcellona. Poco dopo gli viene attribuito il comando della legione Ascaso dove ottiene il comando con il grado di capitano riuscendo a portare a termine varie azioni di carattere militare. Dopo il 1937 decide di rimanere a combattere al fronte ma il 16 giugno viene gravemente ferito da una pallottola nemica e al suo funerale presero la parola importanti esponenti del movimento anarchico

La casa dei Gilioli

La casa dove risiedette la famiglia dei Gilioli divenne un punto di riferimento per tutto il panorama dell'antifascismo italiano, ma anche europeo, numerosi esponenti di questo vi trovano infatti ospitalità e talvolta rifugio. Personaggi di primo piano nel panorama anarchico come Luigi Fabbri e Armando Borghi passano di lì, inoltre, vennero tenuti importanti ritrovi, ad esempio, quello per le riunioni del comitato pro vittime politiche. La polizia fascista rimane informata di queste azioni e a testimonianza di ciò rimangono numerose comunicazioni della polizia francese e italiana. Alcune delle informazioni furono ottenute grazie al Bolognese Bernardo Cremonini, importante figura nel panorama anarchico che era in realtà informatore dell'OVRA.

Osservazioni sulla figura di RIvoluzio Gilioli

Il giovane anarchico Rivoluzio si distingue dagli altri giovani descritti per l'effetto, che si rivelò stravolgente, della sua partecipazione politica e sociale. Già negli anni della prima gioventù si distinse in ambito modenese per la sua assidua partecipazione alle manifestazioni, i ritrovi e anche talvolta i tumulti. A differenza di molti scelse di abbandonare la città pur di non rinnegare ciò in cui credeva e nonostante, come dimostrano le lettere indirizzate alla famiglia, desiderasse ardentemente fare ritorno scelse di non tornare. Fino alla fine si batté ardentemente per far valere la sua ideologia politica. Nonostante la sua partecipazione alla vita politica provinciale sia legata principalmente alla più precoce gioventù, probabilmente questo ragazzo si distingue dagli altri per quanto si è speso a livello di proteste e di presa d'azione nei confronti degli ideali in cui credette.

Fatti modenesi

Uccisione di Ruini

Mario Ruini fu il primo aderente al fascismo ad essere ucciso a Modena, questo evento destò un grande stupore in tutta la città. Ovviamente giornali di parte fascista come "La Gazzetta dell'Emilia" documentarono ampiamente l'evento, condannando gli assassini e il loro movimento politico di appartenenza e successivamente sfruttarono la figura del giovane fascista come esempio per tutta la gioventù del regime. Tuttavia questo omicidio scatenò un clima tesissimo nella città, tant'è che durante la celebrazione del funerale, scoppiò una sparatoria al passaggio del corteo. Questo a sua volta fomentò molti altri scontri tra fascisti e anarchici che proseguirono per anni.

Furto delle mitragliatrici

A seguito dell'eccidio di Piazza Grande il movimento anarchico e comunista modenese conclusero che per poter continuare a manifestare avrebbero avuto bisogno di armi per potersi difendere dagli attacchi dei fascisti, di conseguenza organizzarono un furto ai danni della caserma di Modena e rubarono munizioni e mitragliatrici. Tuttavia, a causa di questo la polizia riuscì a risalire ai nomi di molti membri dei partiti, per poi arrestarli.

Eccidio di Piazza Grande del 7 aprile 1920

ll 5 aprile del 1920, due giorni prima dell'eccidio di Modena, i carabinieri presenti, dopo aver tentato di interrompere la manifestazione, aprono il fuoco uccidendo l'oratore anarchico Sigismondo Campagnoli e altri sette lavoratori. Le proteste per l'eccidio di Decima sono diffuse. A Modena le Camere del lavoro proclamano uno sciopero generale per il 7 aprile. La mattina alle 11 si svolge una manifestazione in largo Garibaldi. Poi i lavoratori vengono riconvocati per un altro comizio nel pomeriggio, da tenersi nel piazzale davanti alla Camera del lavoro unitaria. La forte partecipazione di lavoratori convince i dirigenti camerali a spostare la manifestazione in Piazza Grande. Mentre i lavoratori attendono che inizi la manifestazione, i dirigenti camerali si recano in Municipio per chiedere l'autorizzazione a parlare dal balcone. Nel frattempo i carabinieri presenti nella piazza cercano di sequestrare la bandiera della Lega proletaria, che reca la scritta «giù le armi» poi, improvvisamente e senza alcuna ragione, aprono il fuoco sui manifestanti. Cinque persone sono uccise, altri 15 lavoratori sono feriti in modo grave. A seguito dell'eccidio le Camere del lavoro, quella anarchica e socialista, proseguono nello sciopero generale, che si conclude dopo quattro giorni. 

Fatti Generali

Anarchismo

Dottrina che propugna l'abolizione di ogni governo sull'individuo e, soprattutto, l'abolizione dello Stato. Dapprima assunse un carattere quasi esclusivamente filosofico, come nell'individualismo di M. Stirner. Poi, prevalendo la ricerca di una precisa struttura politico-giuridica, fu intesa come dottrina di un assetto giuridico e sociale che elimina, o riduce al minimo, il potere centrale dell'autorità. Esso si risolve nell'idea di un estremo decentramento dei poteri amministrativi della società perché i lavoratori possano organizzare da sé, partendo dai più piccoli nuclei e nel modo più diretto, la proprietà e l'amministrazione dei mezzi di produzione e in genere dell'intera ricchezza e quindi, pur condividendo in pieno l'ideale collettivistico e anticapitalistico del comunismo, si oppone radicalmente al suo centralismo autoritario. Ruolo di primo piano hanno poi avuto gli anarchici nella rivoluzione e nella guerra di Spagna (1936-1938).

Sollevazione francese richiesta in Spagna (1936)

La guerra civile spagnola del 1936-39 fu la prova generale della Seconda guerra mondiale perché vide impegnate a sostegno delle due parti in lotta - più o meno direttamente e con differente peso militare - da un lato Inghilterra, Francia e Urss, e dall'altro Italia, Germania e Portogallo. La Spagna, dunque, fu il teatro del primo scontro armato tra fascismo e antifascismo, con gli italiani - le camicie nere di Mussolini da un lato, e gli oppositori del regime dall'altro - impegnati su entrambi i fronti. In soccorso del Fronte popolare, si schierano anche i fuoriusciti italiani, gli antifascisti in esilio, soprattutto aderenti a Giustizia e Libertà (Carlo Rosselli organizza una colonna di volontari fin dall'estate del 1936), gli anarchici come Camillo Berneri; i comunisti confluiscono nelle Brigate internazionali, composte da uomini di diversa nazionalità ed anche di differenti tendenze politiche. 

Morgana Rudan


Paolo Bentivoglio - Storia di un giovane socialista

Paolo Bentivoglio

La sua figura è estremamente interessante, infatti portò avanti sia la promozione del pensiero politico socialista, che operazioni per sostenere i non vedenti, essendo lui uno di questi.

La storia di Paolo Bentivoglio

Paolo Bentivoglio nasce a Modena il 26 giugno 1894 da Calisto Bentivoglio e Ines Jacoli ed è cieco dalla nascita. Iscritto al partito socialista italiano (PSI) dal 1910 nel 1914 diviene segretario della federazione modenese e direttore del settimanale socialista "Il Domani" fino al 1919. Durante la prima guerra mondiale (1914-1918) è segretario della Camera del lavoro unitaria, carica che ricoprirà fino allo scioglimento di questa. alla fine del conflitto diviene uno dei principali dirigenti socialisti della provincia e al convegno socialista del 9 maggio 1929 entra a far parte del comitato che deve mettere in pratica la decisione di istituire i soviet nella provincia di Modena. A tal fine collabora con numerosi giornali socialisti ed intrattiene rapporti con esponenti italiani ed europei del movimento. Partecipa ai congressi nazionali del partito a Bologna nel 1920 e a Livorno nel 1921. Il 26 ottobre del 1920 partecipa al convegno fondatore dell'unione italiana ciechi e poi della federazione nazionale delle istituzioni pro-ciechi ed è considerato tra i padri fondatori di questi enti. Nel novembre 1920 è eletto nel consiglio comunale di Modena e anche in quello provinciale. In questo ruolo si impegna soprattutto sui problemi dell'educazione e relativamente a ciò promuove anche la costituzione della sezione modenese del sindacato magistrale di orientamento socialista, che ha però scarso successo. Nel corso del 1921 collabora ampiamente con il settimanale "La provincia socialista" promuovendo la riorganizzazione della camera del lavoro unitaria. Viene continuamente minacciato dai fascisti tanto che nell'aprile 1922 la questura stabilisce un servizio di vigilanza davanti allo studio del padre. Il 15 dicembre 1924 partecipa al congresso nazionale della CGDL, a Milano, come rappresentante delle istituzioni sindacali modenesi. Il 5 novembre dell'anno dopo la sua abitazione subisce una perquisizione a seguito di cui gli vengono sequestrati opuscoli della PSU, tessere della CGDL, foto di Matteotti, materiale per abbonarsi a "La Giustizia" e testimonianze di corrispondenza con alcuni dei dirigenti del PSU. Allo scioglimento del partito rallenta inevitabilmente l'attività politica. L'11 settembre 1926, saputo dell'attentato al duce da parte di un membro del movimento anarchico, un gruppo di fascisti assalta la sua abitazione bruciando lo studio del padre e la sua biblioteca di libri in braille, a seguito di ciò Paolo scrisse direttamente a Mussolini per denunciare l'avvenuto. A seguito di tali eventi tuttavia frena la propria attività politica concentrandosi sulle attività volte al sostegno dei non vedenti e alla creazione di una didattica su misura per essi, tanto che qualche anno dopo viene radiato dallo schedario dei sovversivi. Tuttavia, durante la guerra l'Istituto Cavazza (istituto che fornisce un'educazione di base ai giovani ciechi) diventa uno dei luoghi della clandestinità antifascista a Bologna e un luogo di ritrovo della CLN. Nel gennaio 1945, aiutato dalla moglie (la quale condivideva la sua ideologia politica), mette in salvo alcune donne cieche rimaste isolate in un casolare sulla linea del fronte del Senio, in una località presso Ravenna. per questo atto entrambi ricevono la medaglia d'argento al valor civile. Dopo la guerra diventa presidente nazionale dell'Unione Italiana Ciechi.

Estratti della lettera di Paolo a Mussolini.

"[La biblioteca] È il frutto di vent'anni di fatiche, mezzo indispensabile quanto l'aria per vivere e per lavorare nella mia non lieta condizione."

"Prego che pur non consentendo nelle idee del suo Partito e tuttavia restando rigorosamente nel limite delle leggi, si possano conservare i diritti di incolumità della persona e di domicilio".

Osservazioni sulla figura di Paolo Bentivoglio

Con Paolo Bentivoglio possiamo osservare un approccio diverso da quello di tutti gli altri giovani per quel che riguarda l'impegno politico. Negli altri esempio vediamo infatti come la maggior parte delle attività politiche e di propaganda avvenissero all'ombra dell'illegalità, oppure come, nel caso di Rivoluzio, ciò divenisse possibile solo all'estero. Paolo Bentivoglio in questo senso si distingue in quanto pur esponendosi con la propria ideologia politica non lavorò mai o, quanto meno, raramente durante il ventennio fascista nascondendosi agli occhi delle autorità. Anzi, seppure usando la discrezione, continuò a promuovere la sua veduta politica anche durante il periodo in cui divenne parte dei un corpo dell'organizzazione statale. Portò quindi avanti un moderato lavoro alla luce del sole in cui sfruttò le testate locali per esprimere la propria posizione e partecipando ai ritrovi del partito.

Fatti modenesi

Il Domani e la Gazzetta Dell'Emilia

Il Domani fu il periodico settimanale del Partito socialista della provincia di Modena, e successivamente anche dell'organo della Federazione delle Leghe di miglioramento. Divenne poi rappresentativo del Partito socialista e delle organizzazioni economiche dei Collegi di Modena e Sassuolo. Divenne infine il periodico settimanale dell'Organo della Camera del lavoro unitaria e poi dell'Organo settimanale della Federazione provinciale socialista modenese. La Gazzetta Dell'Emilia nasce invece dalla fusione di due testate preesistenti: il "Corriere dell'Emilia" e la "Gazzetta delle Romagne". Il sostegno dei liberali, saldamente al governo della città per parecchi anni, contribuirà a fare della "Gazzetta" il più importante quotidiano cittadino. Sarà pubblicato a Bologna fino al 1911, anno in cui si trasferirà a Modena, dove vivrà ancora a lungo. Durante il ventennio fascista il giornale si schierò apertamente dalla parte del regime. È interessante prendere a confronto le due testate: a differenza di oggi (dove lo schieramento politico di un giornale risulta velato) i giornali spesso si schieravano più apertamente e non mancavano le reciproche critiche. I due periodici riflettono quindi il conflitto che già divideva la popolazione (pro e contro il regime) a livello locale, in quanto riportavano eventi e notizie della provincia e riportavano le opinioni di giornalisti di diversa mentalità politica. Inoltre, anche se questo vale principalmente per le testate non fasciste, abbiamo la possibilità di vedere le opinioni e la partecipazione del singolo, proprio come nel caso di Paolo Bentivoglio.   


Fatti Generali

Soviet

Soviet Unità fondamentale del sistema politico e amministrativo affermatosi in Russia e in URSS fra il 1917 e il 1991. Formati nel 1917 essi consistevano in organismi di rappresentanza degli operai, dei contadini e anche rappresentanti dei soldati. Secondo la Costituzione russa del 1918, i soviet dei villaggi e delle città rappresentavano le unità di base di un sistema piramidale di soviet eletti indirettamente, al cui vertice il Congresso panrusso dei soviet dei deputati, degli operai, dei contadini e dei soldati costituiva il massimo organo del potere statale. Quando si parla quindi dell'importazione dei soviet in altri paesi si descrive l'obbiettivo di emulare l'organizzazione politica dell'URSS.

PSU

Il Partito Socialista Unitario fu fondato il 4 ottobre 1922 dall'ala riformista del Partito Socialista Italiano (PSI), espulsa il 3 ottobre in occasione del XIX Congresso (Roma, 1-4 ottobre 1922), guidata da Filippo Turati e Giacomo Matteotti. Alle elezioni politiche del 1924, il Partito Socialista Unitario conseguì circa il 5,9% dei voti; fu l'unica volta, nella storia del socialismo italiano, che una componente socialdemocratica superò in voti, percentuale e seggi, la componente ortodossa. Nel 1927, il partito assunse la denominazione di Partito Socialista Unitario dei Lavoratori Italiani (PSULI). Nell'agosto 1929, a Parigi, Carlo Rosselli fondò Giustizia e Libertà, un movimento rivoluzionario ed insurrezionale con lo scopo di riunire tutte le formazioni non legate al bolscevismo che intendevano combattere e porre fine al regime fascista, cavalcando la pregiudiziale repubblicana. Matteotti, oltre che aver condotto e diretto il partito socialista unitario dopo la sua nascita divenne una figura iconica dell'ambito antifascista. Egli fu infatti rapito e assassinato da una squadra fascista, probabilmente per volontà di Benito Mussolini, a causa delle sue denunce dei brogli elettorali attuati dalla nascente dittatura nelle elezioni del 6 aprile 1924, e delle sue indagini sulla corruzione del governo.

"Uccidete pure me, ma l'idea che è in me non l'ucciderete mai".

 

Morgana Rudan 


Bruno Baroni - Storia di un giovane comunista

Bruno Baroni

Questo giovane fu una importante figura nel panorama comunista modenese, fu infatti uno dei suoi primi aderenti e uno dei suoi principali promotori durante tutto il periodo fascista.

La storia di Bruno Baroni

Nasce a Modena il 6 febbraio 1901 da Luigi Baroni e Ermenegilda Brighenti, si sposò con Gilda Gozzi, operaia della Manifattura tabacchi e insieme al fratello Carlo fu un'importante figura nel panorama modenese. Si occupa della politica fin da giovanissima età. Nel maggio 1917 viene arrestato per aver distribuito dei manifesti di propaganda contro la guerra e di incitamento allo sciopero. Diviene segretario del circolo giovanile socialista dei Mulini Nuovi a Modena, partecipa alle proteste contro l'eccidio di Decima di Persiceto dell' 5 aprile 1920 che sfociarono nella manifestazione di Piazza Grande a Modena del 1920 durante la quale 5 lavoratori furono uccisi. In reazione a tale avvenimento molti membri della Federazione comunista anarchica, della Camera del lavoro sindacalista e della Federazione giovanile socialista decisero di armarsi per poter diferendere delle future manifestazioni; questo portò al furto delle mitragliatrici dalla caserma di Modena. Tra i colpevoli individuati vi fu anche Bruno, il quale fu condannato a passare alcuni mesi in carcere. Dopo il congresso sindacalista di Livorno decise di passare al partito comunista, diventando membro del comitato direttivo modenese collaborando anche con Bice Ligabue. L'abitazione dei Baroni e la loro falegnameria (entrambe nel quartiere dei Mulini Nuovi) diventarono il centro dell'organizzazione del gruppo dirigente comunista modenese. Lì prendono luogo le riunioni del comitato direttivo, gli incontri con i dirigenti e ancor più importante, il primo congresso provinciale di partito. Il 1 agosto 1922 Bruno gestisce la distribuzione di volantini in occasione dello sciopero legalitario dichiarato dall'Alleanza del lavoro. Essendo un membro della direzione del partito entra in diretto contatto con personaggi del calibro di Amadeo Bordiga e Ruggiero Greco e anche con esponenti della Federazione giovanile comunista di Milano e Napoli. Come molti altri giovani antifascisti tenta di emigrare insieme al fratello in Francia, ma viene fermato nei pressi di Torino e viene successivamente obbligato a prestarsi al servizio di leva, periodo in cui però continua a fare propaganda presso i soldati. Nel febbraio 1923 viene arrestato a seguito della cattura di Bordiga, emerge infatti il suo nome nella rubrica di quest'ultimo dove risulta come segretario Parovinciale della federazionel giovanile comunista, tuttavia viene rilasciato per insufficenza di prove, a differenza di Beatrice Ligabue. In questo periodo il partito è segnato da disaccordi tra le posizioni di centrali e di sinistra, Bruno, insieme al gruppo dei Mulini Nuovi, si schiera decisamente per la sinistra (Bordiga) e sostiene questa posizione anche al congresso di Ganaceto del 25 dicembre 1925 nella casa di Fausto Verzani. Tuttavia, a seguito di quel ritrovo, dato che la maggiore adesione è per la posizione di centro, il gruppo di cui fa parte Bruno subisce un allontanamento politico dal partito. Dal 1926 al 1928 Bruno subisce una condanna a causa della distribuzione di volantini propagandistici e successivamente viene comunque sorvegliato. Nel giugno 1931 viene incluso nell'elenco delle persone da ritenersi pericolose in caso di turbamento dell'ordine pubblico in quanto di lui veniva detto:

"Capace di dirigere e prendere parte ad azioni delittuose e collettive".

A causa degli assidui controlli puntati su di lui è costretto a ridurre la propria attività politica, infatti viene sorpreso assieme alla famiglia mentre ascolta Radio Barcellona e viene successivamente ammonito. Negli anni della guerra la falegnameria Baroni diviene un punto di riferimento per l'antifascismo modenese, anche come conseguenza dell'assunzione di Luigi Benedetti, che si occupò dell'organizzazione del partito presso le fabbriche modenesi. Durante e dopo la guerra continuò nella propaganda delle ideologie comuniste e collaborò con i dirigenti cittadini dopo la guerra per impedire che dei fascisti potessero ottenere cariche di dirigenza.

Osservazioni sulla figura di Bruno Baroni

A differenza di Beatrice Ligabue, con Bruno Baroni vediamo invece un lato diverso dell'impegno politico dei giovani modenesi. La dedizione all'ideale fu della stessa intensità, ma l'ambiente di azione fu decisamente più provinciale, difatti, la falegnameria Baroni fu un ambiente cruciale per lo sviluppo del comunismo a Modena. Era situata nella zona dei Mulini Nuovi, notoriamente luogo che ospitò popolazione dalle ideologie di sinistra. Qui furono assunti molti dei membri del partito comunista di Modena che in alcuni periodi a causa dei problemi che ebbero con la polizia stentarono a trovare un'occupazione. Inoltre la falegnameria ospitò importanti riunioni provinciali del partito, era un luogo di incontro e dibattito, dove molti poterono, quando ne ebbero bisogno, trovare protezione. Di conseguenza, in questo caso, vediamo un maggiore impegno di propaganda locale per la creazione di approvazione presso la popolazione, ma anche per quel che riguarda la tessitura di una rete organizzativa locale. Vediamo quindi con Bruno e Beatrice due facce diverse di uno stesso impegno politico e sociale.

Fatti modenesi

Eccidio di Decima di Persiceto del 5 aprile 1920

Nella frazione di Decima, durante un comizio indetto dalla Vecchia Camera del Lavoro per illustrare gli obiettivi e le nuove fasi della vertenza, molti dei mezzadri avevano infatti presentato ai proprietari un nuovo testo elaborato dalle organizzazioni contadine; rimasero uccise 8 persone e ne rimasero ferite 20. Il massacro avvenne a causa dell'ordine dato da un brigadiere dei carabinieri. Descrisse una popolana ad un giornalista:

"Hanno fatto un camposanto..!".

L'Unione Sindacale indisse un comizio, per il tardo pomeriggio di lunedì 5 aprile 1920, nel cortile delle scuole di Decima, questo risultò gremito di lavoratori del luogo e delle località vicine; la partecipazione è così ampia che altri manifestanti rimangono nel tratto di strada davanti alla scuola e sull'argine del canale. Si contarono circa 1500 persone.

Eccidio di Piazza Grande del 7 aprile 1920

ll 5 aprile del 1920, due giorni prima dell'eccidio di Modena, i carabinieri presenti, dopo aver tentato di interrompere la manifestazione, aprono il fuoco uccidendo l'oratore anarchico Sigismondo Campagnoli e altri sette lavoratori. Le proteste per l'eccidio di Decima sono diffuse. A Modena le Camere del lavoro proclamano uno sciopero generale per il 7 aprile. La mattina alle 11 si svolge una manifestazione in largo Garibaldi. Poi i lavoratori vengono riconvocati per un altro comizio nel pomeriggio, da tenersi nel piazzale davanti alla Camera del lavoro unitaria. La forte partecipazione di lavoratori convince i dirigenti camerali a spostare la manifestazione in Piazza Grande. Mentre i lavoratori attendono che inizi la manifestazione, i dirigenti camerali si recano in Municipio per chiedere l'autorizzazione a parlare dal balcone. Nel frattempo i carabinieri presenti nella piazza cercano di sequestrare la bandiera della Lega proletaria, che reca la scritta «giù le armi» poi, improvvisamente e senza alcuna ragione, aprono il fuoco sui manifestanti. Cinque persone sono uccise, altri 15 lavoratori sono feriti in modo grave. A seguito dell'eccidio le Camere del lavoro, quella anarchica e socialista, proseguono nello sciopero generale, che si conclude dopo quattro giorni.

Congresso di Ganaceto del 25 dicembre 1925

Successivamente al congresso di Como a cui alcuni comunisti modenesi parteciparono, ebbe luogo un congresso con analogo scopo a Ganaceto, dove ebbe un'approvazione maggiore la posizione di Gramsci. Da questa occasione il partito comunista modenese uscì alquanto diviso. Questo evento è la testimonianza dell'importante coinvolgimento politico della popolazione modenese e cosa più interessante è che importanti conflitti ideologici siano ripresentati da personaggi che appartenevano a un ceto medio-basso della popolazione. Oltretutto, sono tanti i nomi di giovani che appaiono in occasioni come questa. Questo ritrovo rappresentò quindi a livello provinciale il conflitto che scosse il partito comunista e il tangibile distacco che si verificò tra le parti dimostra il fervore politico a cui molti giovani erano legati.

Furto delle mitragliatrici

A seguito dell'eccidio di Piazza Grande il movimento anarchico e comunista modenese conclusero che per poter continuare a manifestare avrebbero avuto bisogno di armi per potersi difendere dagli attacchi dei fascisti, di conseguenza organizzarono un furto ai danni della caserma di Modena e rubarono munizioni e mitragliatrici. Tuttavia, a causa di questo la polizia riuscì a risalire ai nomi di molti membri dei partiti, per poi arrestarli.


Fatti Generali

Comunismo

Il comunismo è un'ideologia idealizzata da Marx nel 1848. Le tappe per raggiungere il traguardo finale comportano tre fasi distinte. Anzitutto, il proletariato deve prendere coscienza del suo ruolo di classe oppressa e, attraverso la rottura rivoluzionaria dell'ordine costituito, deve distruggere lo Stato borghese; una volta conquistato il potere politico attraverso la formula della "dittatura del proletariato", deve provvedere a socializzare i mezzi di produzione, eliminando i residui della vinta borghesia; infine, quando i rapporti economici avranno permesso di eliminare "ogni forma di sfruttamento dell'uomo sull'uomo", prenderà il via la società senza classi, col trionfo completo del comunismo. 

 

Morgana Rudan 


Beatrice Ligabue - Storia di una giovane comunista

Beatrice Ligabue

Questa straordinaria ragazza fu un' esponente modenese, ma anche mondiale del partito comunista, fu un esempio per tutti i suoi compagni e fu un esempio di coraggio e intraprendenza incredibile. 

La storia di Beatrice Ligabue

Nasce a Savigliano (Cuneo) 1l 5 giugno 1895 da Ettore Ligabue ed Enrichetta Venturino e fu conosciuta anche come "Bice". La famiglia composta da lei, i genitori un fratello e una sorella, di estrazione piccolo borghese si trasferì a Modena nei primi anni del 1900. Con la morte della madre sopraggiunsero per la famiglia pesanti problemi economici e una volta che il padre si risposò fu il fratello a occuparsi delle sorelle, consentendo loro di mantenere un discreto tenore di vita grazie al lavoro di commerciante di stoffe. Nel 1918 morì la sorella Anna ed è a causa di ciò che Beatrice entra nel mondo dell'antifascismo, la sorella era infatti membro del movimento socialista e nonostante la giovane età godeva di un grande ascendente presso i compagni. Così scrisse Beatrice in uno dei suoi diari:

"Chiesi l'iscrizione al PSI e mi buttai a capofitto per capirci qualcosa, per essere utile alla società [...] fu un'iscrizione fatta d'amore verso la sorellina perduta, ma studiando, leggendo, frequentando compagni; la devozione alla sorella si accompagna al mio capire".

La carriera politica di Bice iniziò dunque nel 1918; viene delegata al congresso di Livorno (15-20 gennaio 1921), dove però non poté andare perché trattenuta in questura. Come molti altri giovani socialisti viene persuasa dalle parole di Bordiga ad entrare nel partito comunista per "fare la rivoluzione":

"Io la prima volta che sentii Bordiga parlare fui presa da lui, c'era quel senso rivoluzionario e Bordiga lo influenzava... era rivoluzionario in tutte le sue parole. Il governo, i deputati: erano cose che per lui non andavano. Botte e armi".

Il telegramma di Bordiga del 19 febbraio 1921 fu inviato alla Camera del lavoro di Mirandola e in esso incaricava Nicola Cilla di organizzare le forze comuniste nella provincia di Modena. il 20 febbraio 1921 la giovane con altri compagni si ritrova presso l'albergo "Commercio" in via Farini a Modena; in questa occasione venne eletto il Comitato direttivo del nuovo partito comunista modenese che oltre alla stessa Beatrice comprende 26 membri. L'anno successivo viene nominata come segretario della Federazione comunista modenese a seguito dell'arresto del precedente segretario, la scelta fu unanime in quanto la giovane si distinse per la sua spigliatezza e preparazione politica. è la prima donna a livello nazionale ad assumere tale incarico e probabilmente è l'unica donna aderente al partito comunista in quel momento, i compagni testimoniarono:

"Era piccola e con due cani danesi alti come lei: la sua presenza dava impressione. Si vedeva questa ragazzina bellina che ci insegnava tutto. Era una cosa meravigliosa per noi giovani".

In questo periodo il centro operativo del movimento ha luogo nella zona dei Mulini Nuovi presso la falegnameria dei fratelli Baroni. Tuttavia, l'organizzazione fatica a svilupparsi, infatti dal 1922 le violenze fasciste si intensificano e i membri devono operare nella semi-clandestinità scegliendo luoghi di ritrovo isolati e nascosti. Gli attacchi dei fascisti sono però sempre in agguato, come nel 4 ottobre 1920, quando Beatrice riuscì a fuggire senza essere riconosciuta da un incontro convocato a Spliamberto per organizzare una nuova cellula comunista. Tuttavia l'organizzazione subisce un arresto con la cattura di Amadeo Bordiga, a causa dei nomi ricavati dalla sua rubrica la polizia risalì alle identità di alcuni soggetti modenesi, la giovane viene avvertita di ciò da un amico, ma sceglie tuttavia di non fuggire. il 6 febbraio 1923 si presentano a casa sua un capo di gabinetto della questura e due agenti per perquisire l'abitazione ed arrestarla, con una scusa riesce ad assentarsi e nascondere tutto il materiale compromettente che ha in casa. Inizialmente viene imprigionata nel carcere di Sant'Eufemia, ma il suo giudizio viene rinviato presso il tribunale di Roma dove si svolse il primo processo contro i dirigenti del partito comunista. All'uscita del carcere modenese un gruppo di persone tra cui alcune donne la attendevano sulla soglia dell'edificio per applaudirle e per donarle provviste per il viaggio a Roma, unica tra i processati viene poi assolta. Fa quindi ritorno a Modena dove resta una figura centrale della riorganizzazione del partito, la polizia la descrisse così:

"Ha pubblicato molti articoli sui giornali estremisti, ne ha ricevuti dall'interno e dall'esterno, che poi contribuisce ai compagni di fede e conta vastissime relazioni coi maggiorenti del partito comunista in Italia e all'estero, anzi, con costoro ha continui rapporti epistolari. è un elemento pericoloso, pronta all'azione incitatrice e non teme responsabilità. Fra i suoi compagni è tenuta in grandissimo conto e perciò esercita su di loro un fascino ed un'influenza per cui tutti sono pronti ai suoi voleri."

Nel 1924 Beatrice intraprende un viaggio a Mosca per partecipare al V congresso dell'Internazionale Comunista, viaggio che avviene proprio nei giorni della morte di Lenin. Al ritorno a Modena insieme ad altri elementi di spicco nell'ambito modenese riconferma il suo sostegno nei confronti di Bordiga contro le posizioni di Gramsci esposte nel Convegno segreto di Como del maggio 1924. A seguito di ciò avvia la campagna elettorale che fece riscuotere al partito un notevole successo. In questo periodo viene considerata come la maggiore esponente della Federazione comunista provinciale modenese. Tuttavia dal 1925 in poi sia la sua attività che quella dei fratelli Baroni diminuisce a causa di divergenze ideologiche (bordighiane e gramsciane) all'interno del partito, la testimonianza di ciò è data dalle forti discussioni che ebbero luogo al congresso di Ganaceto del 1925 a seguito di cui Beatrice si dimette dalla direzione provinciale del partito. Un anno dopo viene richiamata dall'interregionale Gennari a una maggiore partecipazione politica, assume quindi il ruolo di relatrice di rapporti riguardanti la realtà modenese. Nel 1926 fa parte della delegazione italiana diretta da Palmiro Togliatti al sesto plenum dell'internazionale comunista. Il 17 febbraio all'apertura dei lavori Beatrice risulta come una dei massimi dirigenti del comunismo. A seguito del suo ritorno a Modena viene tenuta sotto vigile osservazione. Nel 1937 si trasferisce in provincia di Reggio Emilia, la casa che lì acquista divenne durante la Resistenza una base d'appoggio per i partigiani, così disse nei suoi ricordi:

"Durante la resistenza io ho lavorato un po' con Corassori, con quello di Bologna che poi è morto, "naso". Poi con un altro giovane che poi finì segretario della Federazione di Como. Mio fratello aveva una villa qui a Modena e fu messa a disposizione. Io avevo tre o quattro cassette da seppellire tutti i giorni e da andare a prendere quando me lo chiedevano; erano cassette di documenti, ho fatto quello che ho potuto."

Dopo la guerra prese parte al Consiglio comunale fino alla chiusura della legislatura nel 1951, fu la prima presidente provinciale dell'Unione donne italiane. Morì nel 1981 e le ultime parola del suo testamento incitano a battersi per la pace: 

"Un bene di tutti coloro che amano l'umanità."

Osservazioni sulla figura di Beatrice Ligabue

Beatrice Ligabue rappresenta il culmine di quella che, al tempo poteva essere la partecipazione politica di una giovane, ma soprattutto di una donna. Considerando la sua figura possiamo visualizzare una gioventù combattiva e decisamente impegnata come potevano essere lei, la sorella Anna o i suoi giovani compagni di fede. Possiamo comprendere che alla base della nascita del Partito comunista nella provincia di Modena (ma come anche, probabilmente, nel resto del paese) vi fu una grande spinta da parte della gioventù che credette in un nuovo movimento che poteva dare voce a delle idee innovative che avrebbero rivoluzionato la condizione del cittadino. Con questa giovane vediamo quindi il lato più agguerrito della gioventù politicamente impegnata, una gioventù modenese che pur lavorando nel piccolo della provincia si stagliò assieme ai grandi nomi dei movimenti a livello mondiale. 

Fatti modenesi

Congresso di Ganaceto del 25 dicembre 1925

Successivamente al congresso di Como a cui alcuni comunisti modenesi parteciparono, ebbe luogo un congresso con analogo scopo a Ganaceto, dove ebbe un'approvazione maggiore la posizione di Gramsci. Da questa occasione il partito comunista modenese uscì alquanto diviso. Questo evento è la testimonianza dell'importante coinvolgimento politico della popolazione modenese e cosa più interessante è che importanti conflitti ideologici siano ripresentati da personaggi che appartenevano a un ceto medio-basso della popolazione. Oltretutto, sono tanti i nomi di giovani che appaiono in occasioni come questa. Questo ritrovo rappresentò quindi a livello provinciale il conflitto che scosse il partito comunista e il tangibile distacco che si verificò tra le parti dimostra il fervore politico a cui molti giovani erano legati. 


Fatti Generali

Comunismo

Il comunismo è un'ideologia idealizzata da Marx nel 1848. Le tappe per raggiungere il traguardo finale comportano tre fasi distinte. Anzitutto, il proletariato deve prendere coscienza del suo ruolo di classe oppressa e, attraverso la rottura rivoluzionaria dell'ordine costituito, deve distruggere lo Stato borghese; una volta conquistato il potere politico attraverso la formula della "dittatura del proletariato", deve provvedere a socializzare i mezzi di produzione, eliminando i residui della vinta borghesia; infine, quando i rapporti economici avranno permesso di eliminare "ogni forma di sfruttamento dell'uomo sull'uomo", prenderà il via la società senza classi, col trionfo completo del comunismo.

Biennio rosso

Nel 1919 l'Italia con il cosiddetto "biennio rosso" entrò in una prolungata fase di instabilità politica e sociale che in alcuni momenti sembrò preludere a un esito rivoluzionario. La crisi economica e l'inflazione da essa provocata, la disoccupazione prodotta dalla smobilitazione, le irrisolte questioni relative ai trattati di pace e in particolare ai confini orientali, il lascito psicologico e culturale di quattro anni di guerra crearono svariati problemi a cui la classe dirigente liberale non riuscì a dare risposte adeguate.

Contrasti tra Bordiga e Gramsci

Amadeo Bordiga e Antonio Gramsci furono due importanti esponenti del partito comunista che col proseguire del tempo assunsero due posizioni sempre più distanti tra loro. Bordiga che apparteneva all'ala più a sinistra del partito riteneva che l'unico modo per il proletariato di ottenere (obiettivo principale del comunismo) il dominio fosse la rivoluzione violenta. Gramsci sosteneva invece una linea che seppur aderente all'ideologia del partito comunista risultava più moderata. Lo scontro tra i due esponenti, che vide la parte "gramsciana" ottenere il maggior consenso, raggiunse il suo apice con la questione dell'adesione o meno alle politiche dell'Internazionale comunista. Questo dibattito ebbe una forte ripercussione anche a livello locale, difatti il partito comunista modenese fu scosso da importanti dibattiti e anche se non si verificò una vera e propria scissione, coloro che aderivano al pensiero di Bordiga si allontanarono. Questo è testimoniato dal fatto che Beatrice Ligabue, dopo il Congresso di Ganaceto diminuì in modo consistente la sua partecipazione politica. Sicuramente ciò andò a favore della parte fascista, che come dimostrano i documenti che testimoniano la sorveglianza di molti soggetti comunisti, in quanto ciò diminuì la coesione delle forze appartenenti al partito a livello provinciale.

Convegno segreto di Como del maggio 1924 e V Congresso dell'Internazionale Comunista 17 giugno-8 luglio 1924

Nel maggio del 1924 si tenne una conferenza clandestina a Como per una verifica ai vertici del partito. Durante il congresso, la Sinistra si ritrovò in una posizione contraddittoria: se da un lato si definiva come internazionalista, schierata sulle tesi della Rivoluzione mondiale che Stalin aveva sostituito con la linea del Socialismo in un solo paese, dall'altro erano isolati nell'IC, che stava prendendo una direzione diversa, mentre la componente centrista poteva rivendicare l'adesione a questa nuova linea dettata dal Comintern. Lenin fondò la Terza Internazionale dal carattere marcatamente rivoluzionario e comunista, egli riteneva infatti indispensabile alla rivoluzione socialista la sua estensione a tutto il mondo, perché solo su scala globale sarebbe stato possibile soddisfare le esigenze economiche e sociali del sistema socialista. Su questa premessa, e su quella di garantire al proletariato di tutto il mondo la liberazione dall'oppressione del capitalismo e della guerra, presero luogo vari congressi con la funzione di creare del dialogo fra i vari esponenti. Il fatto che anche dei modenesi abbiano partecipato ad eventi di questa portata e che tra essi vi fossero dei giovani è testimonianza del fervore politico del territorio e della voglia da parte dei giovani di mettersi in mostra per i loro ideali in un periodo dove ciò era estremamente rischioso.

Processo a Roma del 18 ottobre 1923

In tale data iniziò a Roma un processo di enorme portata contro i capi del partito comunista in Italia, evento in linea con l'obiettivo di disgregare il partito avversario, tra gli imputati troviamo molti modenesi tra cui Beatrice Ligabue, nota comunista modenese. Questo è ancora una volta un segnale dell'importante coinvolgimento politico di una popolazione che non condivideva l'egemonia fascista, di cui gli imputati al processo erano comunque solo la punta dell'iceberg. Tra gli indagati durante il processo vi fu anche Bordiga che al tempo rappresentava un'importante figura nel partito che subiva tuttavia l'inizio della crisi tra le posizioni di destra e sinistra. Dopo essere indagato fu tuttavia assolto, ma a causa delle indagini condotte nei suoi confronti, furono rivelate le identità di tantissimi membri del partito comunista, tra cui anche molti modenesi. Verrà di seguito riportata una citazione dal processo, in particolare quello portato avanti contro Bordiga che riassume sia le intenzioni dei fascisti nell'attuare il processo, sia la difesa dei comunisti.

Bordiga - Io e i miei coimputati neghiamo l'accusa perché neghiamo l'esistenza di questa presunta associazione a delinquere, la quale non esisteva e non aveva la possibilità di esistere. [...] Noi non disconosciamo che nell'esplicazione dell'attività politica del nostro partito si possa venire colla nostra azione in contrasto con le disposizioni di questa o quella legislazione di un determinato Stato. La origine della nostra dottrina e della nostra tattica, la natura storica, internazionale del nostro partito che si estende al di là dei confini di questo o quello Stato, al di là dei limiti storici di questo o quel regime, deve far prevedere che in molte circostanze, come conseguenza del nostro programma, la nostra azione possa venire in contrasto con le sanzioni di determinate legislazioni. "


Morgana Rudan 

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